Tomba di Dante Alighieri (Ravenna) La Tomba di
Dante è un monumento funebre eretto nel centro di Ravenna,
città nella quale il Sommo Poeta visse gli ultimi anni della
propria esistenza e dove morì nel 1321. Costruita nel biennio
1780-81, la tomba è a forma di tempietto neoclassico a
pianta quadrata, coronato da una piccola cupola. Separato dalla
strada da una stretta delimitazione, presenta una facciata
esterna molto semplice, con una porta sovrastata dallo stemma
arcivescovile del Cardinal Gonzaga, sulla cui architrave è
scritto in latino:
Dantis poetae sepulcrum. All'interno la tomba vera e propria, tutta rivestita di marmi
e stucchi, consiste in un sarcofago di età romana. Al di sopra del sepolcro vi è un pregevole bassorilievo
del 1483, raffigurante Dante pensoso davanti ad un leggio. Ai
piedi del sarcofago vi è una ghirlanda in bronzo donata nel 1921
dai reduci della Grande Guerra. Sul soffitto arde perennemente
una lampada votiva settecentesca, alimentata da olio d'oliva dei
colli toscani che è donato da Firenze ogni anno il 14 settembre
(anniversario della morte del poeta). All'esterno del
monumento, a destra, un cancello conduce al chiostro
Braccioforte, facente parte dell'attiguo Convento di San
Francesco, ove si tennero i funerali di Dante e dove il poeta fu
originariamente sepolto. Attualmente, la tomba è Monumento
Nazionale, ed attorno ad essa è stata istituita una zona di
rispetto e di silenzio chiamata Zona dantesca.
La vicenda delle spoglie di Dante
Nemmeno da morto Dante poté godere di quella stabilità che
aveva tanto vagheggiato negli ultimi, tormentatissimi anni di
esilio. Il giorno dopo il decesso, il corpo del poeta fu sepolto
nello stesso sarcofago in cui si trova tuttora, all'epoca
collocato all'esterno del chiostro di
Braccioforte sopra citato. I fiorentini, dopo pochi anni,
cominciarono a reclamare le reliquie del loro
cittadino più illustre e Papa Leone X, a seguito di una
supplica caldeggiata anche da Michelangelo, concesse nel 1519 ai
suoi concittadini il permesso di prelevare le ossa del poeta per
portarle a Firenze. Però, quando la delegazione toscana aprì il
sarcofago lo trovarono vuoto. I francescani infatti, temendo il
trafugamento, avevano praticato un buco nel muro e nel
sarcofago per "mettere in salvo" i resti del poeta, che
consideravano come uno di essi, e a nulla valsero le suppliche
di restituzione. Successivamente il sarcofago fu spostato
all'interno del chiostro e gelosamente sorvegliato: basti pensare che
quando nel 1692 fu fatta la manutenzione della tomba gli operai
dovettero lavorare sorvegliati dalle guardie. Nel 1781 il sarcofago fu collocato
nell'attuale mausoleo, che era parte integrante dell'annesso
convento francescano. Quando nel
1810 furono soppressi gli ordini religiosi per ordine di
Napoleone Bonaparte, i frati nascosero nuovamente la
cassetta con le ossa in una
porta murata nell'attiguo
oratorio del chiostro di Braccioforte, dove saranno scoperte
casualmente nel
1865 durante i lavori di restauro per il V centenario della
nascita di Dante. Dopo un'esposizione pubblica, le ossa furono rimesse, dentro
due cassette separate, nel sarcofago originario dentro il
mausoleo, dal quale furono tolte solo tra il
23 marzo
1944 e il
19 dicembre
1945, per evitare che i
bombardamenti le distruggessero. In quel periodo vennero
sepolte poco distante dal mausoleo sotto un
tumulo coperto da vegetazione e oggi contrassegnato da una
lapide. A Firenze, nella (finora vana) speranza che le
reliquie fossero restituite, fu eretto nel
1829, un grande
cenotafio in
Santa Croce, raffigurante il poeta seduto e pensoso
innalzato in gloria dall'Italia,
mentre la
Poesia piange, china sul sarcofago.
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