Nella Treviso medioevale, non appena fu concesso ai cittadini il permesso di costruirsi case di pietra con mattoni sul tetto, si andò a gara nell'edificare le torri che sovrastavano la città come segno di potenza delle famiglie più in vista.

Di queste torri, la cui iconografia è stata abbondante in passato, raffigurate anche nell'antico stemma della città (tre torri nere in campo bianco), ci rimane soltanto qualche esempio: la Torre del Visdomino in via Cornarotta, acquistata nel 1500 da Bartolomeo Burchelati che vi abitò e poi da Arturo Martini che vi fece il suo studio d'artista; la Torre della famiglia Oliva in via Paris Bordon, la Torre Rossignona in Calmaggiore e il Campanile del Duomo, originariamente abitazione dei Tempesta, signori di Noale e avogari del Vescovo di Treviso.

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